Agobiopsia mammaria: esame fondamentale per una diagnosi accurata

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Procedura  per la valutazione di noduli e alterazioni rilevate durante mammografia, ecografia o indagini citologiche

L’agobiopsia mammaria rappresenta una procedura diagnostica essenziale per valutare in modo preciso la natura dei noduli o delle alterazioni rilevate durante esami preliminari come mammografia, ecografia o indagini citologiche. Presso lo studio medico del Prof. Piero Maceroni, questa tecnica è eseguita con strumenti di ultima generazione, sotto guida ecografica e con un approccio orientato alla sicurezza e al comfort della paziente.
La procedura permette di ottenere campioni di tessuto mammario da analizzare tramite esame istologico, fornendo informazioni fondamentali per confermare o escludere la presenza di una patologia maligna. L’obiettivo è garantire una diagnosi rapida, affidabile e utile per la definizione del percorso terapeutico.

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Che cos’è l’agobiopsia mammaria?

L’agobiopsia è una tecnica medica che consente di prelevare frustoli di tessuto mammario mediante un ago cavo, quando gli esami diagnostici hanno evidenziato anomalie strutturali che richiedono un approfondimento. Il materiale raccolto viene sottoposto a esame istologico, una procedura in grado di analizzare con estrema precisione le caratteristiche dei tessuti.
A differenza dell’esame citologico, che studia le sole cellule, l’indagine istologica permette una valutazione più approfondita, aumentando l’accuratezza diagnostica e la possibilità di differenziare correttamente lesioni benigne, come i fibroadenomi, da eventuali tumori maligni.

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A cosa serve l’agobiopsia mammaria?

L’agobiopsia mammaria è ampiamente utilizzata in oncologia, soprattutto quando esami come mammografia o ecografia hanno individuato lesioni sospette. Viene indicata anche quando un precedente agoaspirato o un esame citologico non ha fornito risultati conclusivi.
L’obiettivo è ottenere una diagnosi definitiva attraverso un’analisi di laboratorio approfondita, indispensabile per valutare la natura della lesione, stabilire la sua eventuale malignità e pianificare il trattamento più adeguato. Grazie alla guida ecografica, il prelievo avviene in maniera precisa e mirata, con un rischio minimo per la paziente.

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Norme di preparazione prima dell’esame

L’agobiopsia prevede l’introduzione mirata di un ago cavo nella zona del seno da cui è necessario prelevare il tessuto. Il medico individua il punto esatto del prelievo grazie all’ecografia, che consente di visualizzare la lesione in tempo reale.
Per affrontare l’esame in sicurezza, è generalmente richiesta la sospensione temporanea di terapie anticoagulanti, sempre previa valutazione del medico curante o del centro TAO.
La paziente deve indossare abiti comodi e farsi accompagnare, poiché l’uso dell’anestesia locale e il possibile fastidio post-procedura possono rendere sconsigliabile il rientro autonomo.

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Chi può effettuare l’agobiopsia?

L’agobiopsia è più invasiva rispetto all’agoaspirato e richiede pertanto competenze specialistiche. Il prelievo viene eseguito in anestesia locale attraverso una piccola incisione, con tutte le consuete precauzioni legate all’uso degli analgesici e alla manipolazione dei tessuti.
La procedura è generalmente sicura e ben tollerata, con controindicazioni molto rare, sempre valutate dallo specialista prima dell’esecuzione.

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Come si svolge l’esame?

  • L’agobiopsia viene effettuata in anestesia locale: il medico pratica una piccola incisione e introduce l’ago nella sede della lesione.
  • La paziente viene fatta stendere sul lettino in posizione supina, con il seno scoperto e le braccia sollevate per facilitare il prelievo. In alcuni casi può essere richiesta una posizione laterale.
  • Dopo il prelievo, una breve compressione manuale riduce il rischio di sanguinamento.
  • L’esame dura in media tra i 20 e i 30 minuti. Al termine viene applicata una borsa di ghiaccio secco per limitare la formazione di ematomi e alleviare eventuale fastidio.
  • È possibile tornare subito a casa, con l’indicazione di riposare alcune ore. Lieve dolore o piccole ecchimosi nei giorni successivi sono considerati normali.
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