Elastografia mammaria

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Il tumore della mammella è considerato il più frequente nel sesso femminile: colpisce 1 donna su 10. La diagnostica per immagini offre differenti modalità diagnostiche: Mammografia, Ecografia, Risonanza Magnetica. Le indagini sono tese a identificare i noduli mammari e a caratterizzare la natura benigna o maligna. Mammografia e Ecografia presentano, tuttavia, alcune limitazioni tecniche che costringono a ricorrere a procedure tipo agoaspirato o biopsia mini-invasiva – tecniche che, oltre a creare disagio per le pazienti, sono gravate da costi non trascurabili.


In questo contesto l’Elastografia ha apportato un significativo cambiamento. Diversamente dall’ecografia che analizza le proprietà acustiche dei tessuti, l’Elastografia ne valuta le proprietà meccaniche visco-elastiche. Si basa sul presupposto che molte patologie determinano un cambiamento dell’elasticità tessutale. In linea di massima i tessuti “benigni” hanno caratteristiche “elastiche”; al contrario i tessuti “rigidi” sono usualmente considerati espressione di tumori o processi infiammatori cronici.

L’Elastografia si propone pertanto come una tecnica di “palpazione elettronica” in grado di analizzare le differenze strutturali dei tessuti.


In ambito mammario l'Elastografia è finalizzata a caratterizzare le lesioni identificate dall’Ecografia, a definirne, con adeguata accuratezza, la natura benigna e maligna.

Esistono due diverse metodologie per valutare l’elasticità dei tessuti; una è l’Elastografia Strain (SE), l’altra è l’Elastrografia Shear Wave (2D-SWE). Entrambe informazioni in tempo reale sul tessuto in esame, ma si differenziano per la tecnica con cui generano le immagini e per il livello diagnostico che consentono. La prima fornisce informazioni qualitative e semi-quantitative; la seconda fornisce informazioni quantitative. In tutti e due i casi, l'indagine è limitata al rilievo di lesioni tumorali ad elevata rigidità. Bisogna, tuttavia, tener conto che non tutti i tumori sono rigidi e non tutte le lesioni rigide sono necessariamente dei tumori.

Diversi studi attestano il valore dell'Elastografia Strain (SE) nel documentare con elevata confidenza diagnostica la benignità di numerose piccole alterazioni nodulari. Grazie all’elevato valore predittivo negativo a oggi dimostrato, l'Elastografia può ragionevolmente ridurre il numero di procedure di agoaspirazione/agobiopsie non necessarie. È anche utile per confermare la natura liquida delle cisti a contenuto denso.


Altre pubblicazioni testimoniano che l’Elastografia Shear Wave (2D-SWE) ha migliorato la specificità dell'ecografia convenzionale nel classificare i noduli mammari, senza per altro compromettere la sensibilità. Questi risultati indicano che la 2D-SWE può integrare l'ecografia convenzionale evitando inutili follow-up di lesioni mammarie benigne.

In conclusione, entrambe le tecniche elastografiche hanno migliorato l’accuratezza della diagnostica in campo senologico. La tecnica SE ha un’elevata sensibilità, mentre la tecnica 2D-SWE presenta elevata specificità. Queste metodiche non possono essere utilizzate per la ricerca dei noduli, ma solo per la loro caratterizzazione.

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