Elastografia prostatica transrettale: tecnologia avanzata per una diagnosi più precisa
Metodica innovativa per la diagnostica del carcinoma prostatico
L’elastografia prostatica transrettale rappresenta oggi una delle metodiche più innovative per migliorare l’accuratezza diagnostica nel sospetto carcinoma prostatico. Il tumore della prostata è una patologia in costante aumento e in Italia si registrano ogni anno oltre 12.000 nuovi casi. Pur essendo spesso asintomatico nelle fasi iniziali, può essere diagnosticato precocemente grazie a controlli periodici, come l’esplorazione digito-rettale e il dosaggio del PSA.
L’elastografia, integrata nell’ecografia transrettale, consente di valutare la rigidità del tessuto prostatico e individuare eventuali aree sospette con maggiore precisione, migliorando così l’orientamento diagnostico e riducendo il numero di biopsie necessarie.
Perché l’elastografia è fondamentale nella diagnosi del carcinoma prostatico
La diagnosi del tumore prostatico si basa tradizionalmente su un insieme di esami, tra cui:
• esplorazione digito-rettale
• PSA totale e libero
• ecografia transrettale
• risonanza magnetica
• biopsia prostatica
Tuttavia, ciascuna di queste metodiche presenta importanti limiti. La biopsia, sebbene sia un esame fondamentale, è invasiva, richiede molteplici prelievi e non sempre fornisce un risultato conclusivo. I falsi negativi possono raggiungere il 17–21% già al primo ciclo di prelievi.
In questo contesto, l’elastografia si inserisce come tecnologia complementare, capace di colmare alcuni limiti diagnostici e fornire informazioni aggiuntive sulle caratteristiche meccaniche del tessuto prostatico, non rilevabili con la sola ecografia tradizionale.
Come funziona l’elastografia prostatica
L’elastografia utilizza ultrasuoni, come l’ecografia, ma analizza le proprietà meccaniche visco-elastiche dei tessuti. Il principio di base è semplice: i tessuti benigni tendono a essere più elastici, mentre quelli maligni o infiammati risultano più rigidi.
Questa tecnologia si comporta come una vera e propria “palpazione elettronica”, in grado di individuare differenze strutturali all’interno della prostata con maggiore sensibilità rispetto al solo esame ecografico.
Nel carcinoma prostatico, che frequentemente presenta una consistenza più rigida rispetto al tessuto sano circostante, l’elastografia permette di localizzare aree ad alta probabilità di malignità, rendendo il successivo esame bioptico più mirato e riducendo il numero di prelievi.
Elastografia Strain (SE) e Shear Wave (2D-SWE): differenze e applicazioni
Esistono due principali metodiche di elastografia:
Elastografia Strain (SE)
La SE si basa sull’analisi della deformazione del tessuto indotta da una compressione meccanica tramite la sonda endorettale. È una metodica qualitativa e semi-quantitativa che permette di confrontare l’elasticità relativa delle diverse aree della prostata.
È utile per individuare lesioni focali rigide, spesso sospette per malignità.
Elastografia Shear Wave (2D-SWE)
La 2D-SWE utilizza onde generate dagli ultrasuoni per misurare quantitativamente la rigidità dei tessuti. Produce mappe precise espresse in metri al secondo o in kiloPascal, permettendo una valutazione più oggettiva.
Ha dimostrato una particolare efficacia nella caratterizzazione delle lesioni prostatiche ed è considerata una delle metodiche più affidabili per orientare le biopsie.
Vantaggi clinici dell’elastografia prostatica
Gli studi internazionali documentano benefici significativi:
• migliore identificazione dei carcinomi prostatici
• riduzione delle biopsie non necessarie
• elevato valore predittivo negativo (superiore al 90%)
• orientamento mirato delle biopsie quando necessarie
• integrazione ottimale con risonanza magnetica ed ecografia
Si tratta dunque di una metodica che aumenta l’accuratezza diagnostica, riduce gli errori e contribuisce a evitare procedure invasive non indispensabili.
Quando è indicata l’elastografia prostatica transrettale
L’esame è consigliato quando:
• i livelli di PSA risultano alterati
• l’esplorazione digito-rettale evidenzia anomalie
• l’ecografia transrettale mostra noduli o aree sospette
• una biopsia precedente è risultata inconcludente
• vi è un sospetto clinico di carcinoma prostatico.
L’elastografia rappresenta quindi un tassello importante nel percorso diagnostico del paziente, sempre integrata con le altre indagini cliniche e strumentali.
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